Il suino nero d’Aspromonte è il maiale autoctono dell’appennino meridionale calabrese.
Alla fine degli anni ‘90 si contavano pochissimi capi nomadi di maiale nero d’Aspromonte e la specie sembrava destinata all’estinzione.
La svolta arriva nel 1995: Monsignor Bregantini, vescovo di Locri-Gerace, fonda la Cooperativa Valle del Bonamico insieme ad un gruppo di giovani pastori di Platì e San Luca ed avvia così il definitivo recupero della razza.
Oggi l’antico suino nero pascola allo stato brado nel suo habitat di origine, l’Aspromonte, dove la natura dei boschi è impervia, incontaminata, vergine.
La sua morfologia primordiale è rimasta immutata a testimoniare la purezza della specie: forte, rustico, possente, con due appendici pendule sotto la gola e, nell’esemplare maschio, una criniera.
Si nutre liberamente di ghiande, castagne, radici, tuberi, funghi e degli altri frutti del sottobosco.
Tutte queste caratteristiche lo rendono diverso dagli altri maiali neri calabresi e si ritrovano nei profumi e nei sapori dei nostri prosciutti e salumi.
Foto storica di uno degli esemplari di maiale nero d’Aspromonte, utilizzato per il recupero della razza nel 1995.
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